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La fedeltà

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La fedeltà

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In questo post vorremmo iniziare ad affrontare un argomento molto delicato sul nostro rapporto con il Carisma che Chiara ci ha lasciato e su come possiamo essergli fedeli pur nell'attualità di quanto Dio chiede a ciascuno singolarmente e come Movimento. Ci facciamo aiutare ancora dalla preziosa analisi di Luigino Bruni e come traccia useremo un suo articolo su questo tema (qua il link). Vi proponiamo alcune sue riflessioni e le domande che sono scaturite. 

(...) La vita vera è libertà, non segue le regole che noi le imprimiamo, non si lascia ingabbiare dalla nostra volontà di dominarla. Gli effetti non intenzionali delle nostre azioni sono sempre importanti, ma sono decisivi nelle organizzazioni a movente ideale e con comunità e movimenti nati da carismi o da valori spirituali. Qui molto spesso gli esiti più felici nascono da eventi casuali non previsti né cercati, e quelli peggiori sono il risultato di scelte e regole originate dall’intenzione ottima di assicurare sviluppo e successo futuri. 
  • Come può essere che "l'intenzione ottima di assicurare sviluppo" anche nella storia del Movimento ad un dato punto abbia generato "esiti peggiori"? 
(...) Chi dà vita una organizzazione o comunità ideale, a un certo punto avverte forte il bisogno profondo di scrivere una “regola”. Questa regola svolge diverse funzioni. È una carta d’identità di quella comunità nuova e unica, con foto e generalità. Ma è anche una costituzione che contiene le regole di governance affinché la gestione delle relazioni tra i suoi membri sia coerente con la specificità del carisma, perché il “vino nuovo” trovi “nuovi otri” capaci di contenerlo e farlo maturare. Il primo scopo di ogni buona regola è assicurare la fedeltà al carisma da parte di chi verrà dopo. 
  • I nostri statuti sono davvero in grado di assicurare "vino nuovo" per "otri nuove"?
(...) La fedeltà al fondatore e al carisma è molto delicata, è un cammino in un bosco meraviglioso, ma pieno di pericoli e di insidie. Le prime insidie sono quelle che lo stesso fondatore dissemina lungo la strada, anche se nel costruirle è mosso soltanto dalla volontà di bene, dalla certezza morale di star creando le condizioni per salvare il futuro. 
  • Quali sono le insidie che Chiara ha "disseminato lungo la strada"? 

  • Avremo il coraggio di individuarle?

  • Siamo in grado di "criticare" Chiara?
(...) Per la inevitabile e necessaria paura che la tradizione del carisma si trasformi in tradimento, i fondatori quasi sempre finiscono per inserire nella loro regola dei dispositivi di protezione che si trasformano in trappole. 
  • Quali sono le "trappole" nei nostri statuti?
(...) Blindare una regola per proteggerla da futuri possibili abusi è la strada sicura verso la sterilità spirituale della comunità. 
  • Talvolta nelle nostre comunità si sperimenta questa sterilità spirituale. Non è che abbiamo un po' troppa paura del "nuovo" o di tradire Chiara e il Carisma?
(...) Nel tempo dopo i fondatori è lo Spirito che svolge tre funzioni fondamentali: è paraclito, insegna e ricorda. Lo Spirito è il Paraclito, cioè l’avvocato, il difensore, colui che sta dalla nostra parte, ci protegge e ci salva. È poi colui che ci insegna “ogni cosa”: il maestro dell’età che segue il fondatore è lo Spirito, è il carisma stesso.  
(...) L’errore più comune è confondere il ricordare nello Spirito con la ricostruzione esatta delle parole pronunciate. E così le comunità si bloccano in nome di una fedeltà assoluta alle parole che fa smarrire il loro Spirito, che è difesa e creatività. La perfetta e totale fedeltà diventa tradimento totale e assoluto.
  • È vero e fa male ammettere che in un certo senso per essere fedeli a Chiara e per paura di contaminare il Carisma che ci ha lasciato non siamo pronti e capaci di metterci in ascolto dello Spirito.  
(...) Non tutte le parole devono essere ricordate nello Spirito. Le eresie nascono spesso da parole effettivamente pronunciate da un fondatore, ma non ricordate nello spirito. Ogni buon ricordare è sempre parziale, perché la vita e la salvezza stanno nel ricordare le poche parole che solo un saggio e rischioso processo comunitario può generare. È creazione di parole vive e incarnate, non è mai un nostalgico ricordare gli eventi passati. È rivivere lo stesso miracolo dell’inizio con parole tutte antiche e tutte nuove. 
  • Verissimo.
(...) Le comunità vive e feconde sono quelle dove ogni generazione ha osato decidere quali parole ricordare e quali lasciare riposare in attesa del tempo propizio del ricordo. Quando invece manca questo lavoro di ricordo parziale – che confina sempre con la regione del tradimento e qualche volta l’attraversa –, le ottime intenzioni di fedeltà incondizionale generano inintenzionalmente il risultato peggiore. 
  • Qua Luigino, che ben conosce dal di dentro il Movimento, ci aiuta davvero a fare un serio esame di coscienza
(...) I Vangeli non sono una cronaca di tutte le parole di Gesù, ma solo di quelle poche ricordate nello Spirito. Ogni carisma vive finché la comunità non pretende di ricordare tutte le parole dei fondatori, e si prende tutti i rischi del ricordo spirituale parziale, anche quando i fondatori avevano raccomandato loro il ricordo totale. Le parole di vita sono poche.
  • Saremo pronti a valutare e scegliere cosa mantenere di Chiara e cosa invece tralasciare? 

  • Avremo il coraggio del "ricordo spirituale parziale"? 

  • Chi si assumerà questa responsabilità?

Commenti

  1. Il maschile NON il femminile..il maschile vive in prospettiva di...il fem. di ricordi e cose passate..anzi vi è strettamente legata

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